Perché l’esperienza all’estero è importante per i ricercatori e scienziati?

Estero

Risponde Marco Ruggieri in una lettera aperta nel blog di Concita De Gregorio:

“Lavorare all’estero per qualche anno è importantissimo per un ricercatore perché all’esperienza di vita si associa quella di ricerca con altri gruppi, si ha la possibilità di diventare autonomi nella ricerca proponendo e sviluppando le proprie idee, si aumenta la produttività in quanto cresce la rete di collaboratori, si viene a contatto con più temi di ricerca e così via. Rimanendo attaccati al proprio professore non solo si sarà sempre “quello/quella del gruppo del professore/professoressa X” ma il proprio valore non sarà riconosciuto dalla comunità scientifica tanto quanto quello di X, almeno fino a quando il/la suddetto/suddetta meschino/meschina non abbia un posto permanente.
Fortunatamente negli ultimi concorsi sia universitari che da ricercatore INFN le esperienze all’estero hanno cominciato ad essere prese seriamente in considerazione per la valutazione del CV.
Quello che manca in Italia è la possibilità di rientrare dopo essere stati all’estero. Questo è forse l’aspetto più grave della situazione della ricerca italiana, perché il Paese ha investito soldi nella formazione del ricercatore, e poi questo/questa va a produrre all’estero.”

Links:
Lettera originale di Marco Ruggieri a Concita De Gregorio
Gruppo Facebook Ricercatori e Scienziati Italiani all’estero

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